Il barocco leccese
Il Barocco leccese è una singolare declinazione del barocco che, nata alla fine del XVI secolo in clima di Controriforma, si protrae fino alla prima metà del Settecento, in un tutt'uno col Rococò. Questa corrente artistica si diffuse in tutta la provincia salentina favorita oltre che dal contesto storico, anche dalla qualità della pietra locale impiegata; la pietra leccese, un calcare tenero e compatto dai toni caldi e dorati adatto alla lavorazione con lo scalpellino.
Il barocco del Salento è riconoscibile per le sue sgargianti decorazioni che caratterizzano i rivestimenti degli edifici. In un primo momento, tale stile interessò solo gli edifici sacri e nobili, ma successivamente le esuberanze barocche, i motivi floreali, le figure, gli animali mitologici, i fregi e gli stemmi trionfarono anche nell'architettura privata.
Tra gli architetti del barocco leccese si ricordano Giuseppe Zimbalo (1617-1710) e Giuseppe Cino (1644-1722).
L'architettura barocca è rigogliosa a Lecce e in tutti i comuni della provincia e in particolare nella Grecìa Salentina e nei grossi centri del basso Salento quali Gallipoli, Maglie, Nardò, Galatina, Galatone e Lequile.
Lecce, tanto ricca di monumenti barocchi, conserva insigni capolavori, tra i quali la Basilica di Santa Croce, annessa al complesso monumentale dei Celestini, la piazza del Duomo, considerata tra le più belle d'Italia e circa 40 chiese.
Nel Salento, inoltre, si distingue il barocco di Martina Franca, che piega una pietra più dura e bianca di quella leccese in forme generalmente più sobrie.
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